Nel corso degli ultimi decenni è cresciuto in maniera significativa l’interesse nei riguardi dei disturbo dell’immagine corporea e dell’alimentazione che sono diventati, di fatto, il nuovo fenomeno di costume della società contemporanea.

I figli del culto del corpo
L’attenzione verso i disturbi del comportamento alimentare non trova riscontro solo in campo medico ma anche, e soprattutto tra i mass media che, sempre più spesso, riportano l’esempio di storie quotidiane dall’esito drammatico, informano gli spettatori del pericolo che si nasconde dietro l’immagine, apparentemente innocua, di una statuaria ma scheletrica giovane donna o di un accattivante uomo dal fisico “scolpito” nei minimi dettagli.

Il ventunesimo secolo ha dato alla luce i figli del culto del corpo, “macchine” il cui stato d’animo dipende totalmente dall’assenso o più spesso dal dissenso, che viene dato loro dai padroni assoluti della loro esistenza: bilancia e specchio.

Il successo come sinonimo di perfezione (Alla ricerca della perfezione)
La possibilità di scegliere che cosa mangiare, è un privilegio riservato a coloro che possono “permettersi” di indossare una taglia 38-40 facendo sfoggio di una vita da vespa; stare a tavola non è più un evento socializzante e aggregante: non si mangia, ci si nutre.

La società odierna suggerisce che per avere successo bisogna obbligatoriamente apparire perfetti. Al momento, la perfezione è data da una magrezza tanto esasperata quanto assurda.

Ogni grammo perso, è una vittoria; ogni centimetro eliminato un obiettivo raggiunto.

Non basta cancellare il cibo dalla propria esistenza: occorre ottimizzare il tutto con un’estenuante e continuo esercizio fisico, atto a bruciare più calorie possibili.

Anoressia e bulimia sono la risposta ad un profondo disagio. Accanto ad esse esiste, e in forma sempre maggiore, una patologia altrettanto grave e con conseguenze parimenti dannose per corpo e psiche: l’obesità.

La persona con obesità, spesso è oberata, oltre che dall’eccesso di chili, anche dal peso dell’inadeguatezza derivante dal pregiudizio che la circonda.

Oggi è possibile trovare, con impegno e fatica, una soluzione per tutte le patologie che interessano i disturbi alimentari: il primo passo sta nell’identificare e accettare la propria condizione di “malato”.

Vi sono donne e uomini (questi ultimi spesso trascurati ma sempre più colpiti dalle suddette problematiche) che con coraggio e con un adeguato sostegno psicologico, affrontano la loro condizione di “diversità”, riacquistando – così – il diritto a una vita non condizionata e aggiudicandosi, nello specifico, quello di vivere in un corpo considerato “normale”.