L’alimentazione selettiva nell’infanzia, le ragioni di una scelta

I bambini quasi sempre hanno un comportamento alimentare che induce solo all’assunzione di un certo tipo di alimenti. Con la crescita e lo sviluppo, soprattutto quando iniziano a frequentare la scuola materna, si accostano sempre di più a cibi nuovi e sono loro stessi a chiedere di poterli assaggiare.
In alcuni casi però, anche se già grandicelli, continuano a rifiutare categoricamente l’assunzione di alimenti mai provati e a volte, quando obbligati a ingerirli, li vomitano o sembrano sul punto di farlo.

Le mamme sono costrette, pur di sfamare i piccoli, a giostrarsi fra 4-5 scelte alimentari, che se fosse per loro, spesso sarebbero in fondo alla lista dei cibi genuini e nutrienti!

Ciononostante, i bambini con questa problematica riescono quasi sempre a raggiungere peso e altezza nella norma.

A livello caratteriale però, rimangono attaccati a ciò che conoscono bene e di cui si fidano di più: come per il cibo, non amano cambiare le loro abitudini, sembrano impauriti all’idea di frequentare posti diversi da quelli a cui sono abituati e vivono con difficoltà evidente il confronto con persone, anche coetanee, che incontrano per la prima volta. Si chiudono in un “loro mondo”, fatto di cose sempre uguali, dove è molto difficile, quando non impossibile, riuscire ad entrare.

Un’alimentazione di tipo selettivo, è spesso l’esordio di una vita sociale fatta di solitudine, che con l’andare del tempo può trasformare il bambino in un soggetto “non accettato”. Secondo diverse stime, una percentuale tra il 14% e il 20% dei genitori di bambini in età pre-scolare (2-5 anni di età) riferisce infatti che i propri figli appaiono spesso o sempre selettivi nelle loro scelte alimentari.

Quando si presentano situazioni di questo genere, o si hanno dei dubbi in proposito, è bene non esitare e cercare di risalire alla causa scatenante, senza indugi.

Alcuni bambini, quasi sempre d’età compresa tra i 5 e i 16 anni, hanno paura di mangiare certi cibi perché convinti, che essi possano farli vomitare o soffocare e – nei casi più gravi – persino morire avvelenati.

Tutto ciò può essere riconducibile a un trauma di tipo infantile, oppure a un errato comportamento di uno o entrambi i genitori nei confronti del piccolo. La soluzione migliore è cercare quanto prima l’aiuto di uno specialista, che stia accanto al piccolo, in un percorso di tipo terapeutico, atto ad ottenere e mantenere un buon rapporto non solo con il cibo, ma anche con il mondo circostante.


   

Da noi, in Emotifood, offriamo perCorsi (intesi come incontri informativi e supporto nutrizionale e psicologico) specifici per i genitori che hanno questo problema con i propri “cuccioli d’uomo” e anche per coloro che, una volta diventati adulti, non riescono ancora a nutrirsi con alcuni alimenti (verdure o carne principalmente, con protocolli della durata di 6-8 sedute per alimentazione selettiva).

Emanuel Mian & Emanuela Russo
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Per approfondire

Fernandez C, DeJesus JM, Miller AL, et al – Selective eating behaviors in children: An observational validation of parental report measures.
Appetite 2018 Aug 1;127:163-170

Rossi F, Casero F e Porta R– Open School Studi Cognitivi
Alimentazione Selettiva: una fase dello sviluppo normale oppure un disturbo? Quando e come è opportuno intervenire?

Children and selective diets

Farrow CV, Coulthard H – Relationships between sensory sensitivity, anxiety and selective eating in children.
Appetite 2012 Jun;58(3):842-6