Bambini che non mangiano frutta e verdura: alcuni consigli

Tempo di lettura: 3 minuti

“Cinque porzioni di frutta e verdura al giorno” recitano le Linee Guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e questo vale sia per gli adulti che per i bambini.

Molti raggiungono l’obiettivo senza problemi, altri faticano, alcuni non lo raggiungono nemmeno e tra questi molti sono bambini.

Quante volte abbiamo sentito o pronunciato la frase: “Mio figlio non mangia frutta e verdura!”

Si tratta di una questione delicata soprattutto per le famiglie che si trovano ad affrontare questo ostacolo, in continuo dilemma tra il conoscere l’importanza di consumare frutta e verdura e il dover gestire il rifiuto, spesso categorico, a consumarli.

Perché questo “rifiuto”?

Durante lo svezzamento i bambini iniziano ad esplorare i vari sapori, a scoprire i colori e le consistenze del cibo e a mangiare frutta e verdura con un certo entusiasmo, accettando di assaggiare quasi tutto ciò che viene proposto.

Tutto bene fino verso i tre anni, quando improvvisamente cambia qualcosa. Il modo di cucinare è sempre lo stesso, la qualità dei prodotti anche, eppure il bambino inizia a fare una selezione degli alimenti e rifiuta l’assaggio di cose nuove.

In particolare inizia a preferire cibi di colore chiaro e di una certa consistenza e a rifiutare alimenti colorati, che tradotto vuol dire “sì” a pane, pasta e carne e “no” a frutta e verdura.

La colpa, se così la si vuole chiamare, è di un istinto che risale a migliaia di anni fa quando i piccoli antenati potevano mangiare frutti e bacche direttamente dalle piante. La possibilità che qualcuno di questi fosse velenoso e quindi pericoloso ha fatto si che geneticamente abbiamo imparato a diffidare dei cibi freschi e colorati (bacche, frutta e verdura) e dare fiducia ai cibi di colore chiaro.

Un comportamento che ha salvato tantissimi antenati, ma che ai giorni nostri esclude dall’alimentazione dei nostri bambini dei cibi molto importanti per la crescita e per la prevenzione di molte patologie, obesità in primis.

 

Rosso o verde?

In qualche caso più fortunato non vengono escluse tutta la frutta e la verdura a priori, ma solo quella di un determinato colore ed in particolare la differenza è tra il rosso e il verde.

Perché i bambini adorano le fragole ma se vedono degli spinaci scappano?

Secondo i ricercatori della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste, non si tratta di una questione di gusti, ma sempre di un’eredità dei nostri antenati.

Il cervello predilige i cibi di colore rosso e “rifiuta” istintivamente quelli verdi, per un discorso di sopravvivenza. In pratica, il nostro cervello associa i cibi rossi a quelli più nutrienti e calorici, e per questo li preferisce. Ortaggi e verdure tipicamente verdi sono invece riconosciuti come cibi meno sostanziosi e perciò non presi in considerazione.

 

Neofobia: la paura del nuovo

Oltre alla genetica bisogna tenere presente che uno dei comportamenti più naturali per i bambini è la neofobia ovvero la paura nei confronti del “nuovo”.

Quel “Non mi piace!” detto senza mezzi termini spesso è disarmante.

Come possiamo fare allora per aggirare l’ostacolo?

 

La conoscenza riduce la diffidenza

Mentre un adulto sa esattamente cosa aspettarsi in termini di sapori, profumi e consistenza quando vede una verdura nel piatto, il bambino invece no.

La diffidenza verso ciò che non si conosce è normale e l’unico modo per superarla è fare gradualmente conoscenza.

Portiamo il bambino a fare la spesa, scegliamo insieme a lui la verdura e la frutta, comprando di volta in volta qualcosa di nuovo.

Meglio ancora se possediamo un orto: seguire tutto il processo di crescita e poi raccogliere direttamente. Quale modo migliore per entrare in sintonia con la natura?

 

Manipolare, preparare ed assaggiare

Coinvolgiamo il piccolo durante la preparazione. Facciamogli lavare quello che serve per preparare il pasto così che attraverso la manipolazione possa acquisire più informazioni possibili: la mela ha la buccia liscia, le foglie degli spinaci sono tenere…E poi coinvolgiamolo nella preparazione: sbucciare, tagliare (in sicurezza ovviamente), mettere in pentola.

Una specie di percorso didattico nella vostra cucina di casa dove il bambino potrà fare amicizia con frutta e verdura attraverso i cinque sensi ed essere stimolato ad assaggiare quello che lui ha preparato.

Nel caso in cui il rifiuto rimanga non sforziamolo all’assaggio perché offrire non vuol dire insistere: è stato dimostrato che insistere perché il bambino mangi rafforza il disgusto per quel cibo.

Manteniamo invece la calma e riproponiamo il piatto a distanza di qualche tempo, magari preparato diversamente: crudo anziché cotto, polpette, muffin, purea…addirittura esiste tutto un filone di preparazioni dedicate ai bambini dove frutta e verdura sono portate in tavola sotto forma di animali, facce buffe e molto altro! Spesso anche l’occhio vuole la sua parte.

 

W la semplicità

Spesso la diffidenza dei piccoli verso i piatti complessi – risotti con verdure, lasagne, minestre – nasce dal non capire cosa ci sia all’interno. Troppi gusti, colori, consistenze! La semplicità vince sempre. Si potrebbe, ad esempio, preparare del riso bianco lasciando le verdure a parte, così da permettere al bambino di assaggiare tutto separatamente e decidere eventualmente se mescolare tra loro gli ingredienti.

 

La quantità

Quando proponiamo un alimento che sappiamo essere “difficile” giochiamo anche con le quantità. A volte i bambini si scoraggiano per la grande quantità di cibo che vedono nel piatto: offriamo loro piccole porzioni, così da lasciare spazio per un bis o un tris…

Il buon esempio…

I bambini imparano spesso per imitazione: se un genitore ha una dieta variata e mangia sempre con piacere ed entusiasmo, a ogni pasto, frutta e verdura, il bambino potrà imparare attraverso tale testimonianza ad assaggiare questi alimenti.

È quello che di solito si osserva nelle mense delle scuole, dove anche i bambini più diffidenti assaggiano cibi nuovi trainati dall’esempio di compagni ed educatori.

Condividere il momento del pasto a scuola e in famiglia assume così una doppia valenza, sociale ed educativa insieme.

 

Evitiamo le distrazioni

Mangiare è una necessità, un bisogno, un piacere; ma per i piccoli è anche educazione, condivisione, sperimentazione e serve molta concentrazione.

Perciò niente giochi sul tavolo o televisione accesa per farlo mangiare…l’attenzione deve essere rivolta a quello che si porta in bocca.

Certamente il bambino non gradirà il cambio di abitudine, ma focalizziamoci sul fatto che lo stiamo aiutando a prendere consapevolezza di quello che mangia. Pare poco?


   

CONSIGLI UTILI

Strategie, consigli, tattiche…ogni famiglia dovrà prendere spunto e contestualizzarle nella propria realtà.

Non vogliamo avere la pretesa che tutti i bambini mangino tutte le verdure e tutta la frutta, non sarebbe reale.

Partiamo da piccoli obiettivi: ogni verdura assaggiata è un guadagno per noi, per voi genitori e soprattutto per loro…magari dopo aver sperimentato da bambini diventeranno adulti consapevoli e “affamati” di verdura e frutta.

L’importante è non lasciare perdere, “provare e riprovare senza stancarsi mai” come viene raccontato nel libro per bambini “Prova a dire abracadabra!”. L’argomento del libo è diverso, la frase è perfetta.

Quello che i genitori, o meglio, le mamme possono fare è giocare d’anticipo:

già nella pancia della mamma, il bambino assapora i cibi di cui lei si nutre. Se la futura mamma si alimenta con cibi sempre diversi e sani, è stato confermato che il bambino, al momento delle pappe, preferirà i sapori di cui ha un ricordo fetale!

Così è anche per la mamma che allatta: il latte materno prende il sapore dei cibi che la mamma mangia durante il giorno. Il bambino non rifiuta ma gradisce il sapore del latte della mamma che varia di continuo e questo favorirà un divezzamento ricco di entusiasmo del bimbo verso nuove proposte: più sapori durante l’allattamento favoriscono un divezzamento ricco di nuovi cibi.

Quindi non ci sono cibi da non mangiare perché danno un cattivo sapore al latte: è vero il contrario! Più “degustazioni” farà il bambino a partire dallo svezzamento, minori saranno le sue neofobie da grande.

Emanuel Mian & Emanuela Russo
Chiedi agli esperti


Le ricette di Maria Montessori cent’anni dopo – alimentazione infantile a casa e a scuola. Fefè Editore

www.uppa.it

Food color is in the eye of the beholder: the role of human trichromatic vision in food evaluationForoni, Francesco; Pergola, Giulio; Rumiati, Raffaella, IN: SCIENTIFIC REPORTS; 01/01/2016 Language: English, Database: SISSA Digital Library

www.mindfoodness.it

 

Fotografia: Image by <a href=”https://pixabay.com/it/users/KathrinPie-4021839/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1963814″>Kathrin Pienaar</a> from <a href=”https://pixabay.com/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1963814″>Pixabay</a>